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GIUSEPPE DESIATO (1935)
Il lavoro di Desiato salta subito all’occhio poiché esso non punta sulla fedeltà narrativa, quanto sulla miscellanea e sullo sberleffo, cioè sull’unione di una creatività popolare a quella colta, e su quella pernacchia spernacchiante di cui De Filippo in L’Oro Di Napoli ci ha dato una bellissima testimonianza. Il suo lavoro è un’attività trasgressiva, connessa alle problematiche sociali proprie della cultura napoletana.Dal 1955 al 1958 dipinge figure erotiche, paesaggi espressionisti, nature morte, contemporaneamente recita davanti a questi quadri. Nel 1960 assume l’incarico di disegno dal vero presso l’Istituto statale d’arte dell’Aquila; qui continua a dipingere, disegnare, fotografare, incartare, progettare i "monumenti inutili". Nel 1963 viene trasferito all’Istituto d’arte di Sorrento, e qui, sarà stata la luce diversa, saranno stati altri fattori di ordine climatico, esistenziali o coloristici, incarta non più oggetti ma i bambini della Marina Grande di Sorrento, un povero villaggio di pescatori. Ritrova così i colori della tradizione negli scafi dipinti delle barche da pesca, nei vestiti poveri di Resina, nelle processioni, nel viavai di gente cosmopolita e bene agghindata. Continuando il discorso sul recupero dei materiali poveri vengono fuori pupazzi usati come personaggi viventi. Nel 1964, subito dopo la notizia della morte di Kennedy, esegue una grossa composizione, facendosi interprete dei vuoti culturali, politici e civili che seguirono.Segue un periodo durante il quale recupera delle scritte apponendole su corpi viventi e su immagini inanimate, e nel 1966 esegue una serie di fotocopie manipolate del suo stesso corpo. Nel 1970, in Spagna, con alcuni visi di cartone, rappresentanti la morte e le guardie, maschera le persone per le vie di Barcellona. Dal ’70 al ’74 continua a filmare, fotografare, progettare, scartare, incartare, disegnare, progettare monumenti inutili, e a schivare galleristi, critici, collezionisti, mercanti. La vita di Desiato è sempre stata una vicenda in fuga, un’esistenza ribelle e riottosa che nulla concede all’aspetto moralistico ma nemmeno a quello corruttivo. Inoltre, è importante rilevare che durante tutti quegli anni, accanto alle azioni (da strada, da studio e da galleria), anche se in tono minore, ha continuato la produzione di disegni e bozzetti, attività che ritornerà preponderante dopo il 1978, con la riappropriazione della pittura dopo la Body Art. Antesignano in Italia delle ricerche legate al corpo e all’azione, Desiato nelle sue azioni infonde una tensione demistificatoria, visibile nella teatralizzazione dell’immagine.Tuttavia non solo questo è Giuseppe Desiato. In lui è presente uno dei temi cari alla pittura accademica, cioè la modella come fonte di studio analitico e soggetto ispiratore, che qui viene rivisitata in chiave plausibile, sulla falsariga del segno-sogno erotico, capace di scoperchiare quegli istinti repressi che una società moralistica, nella sua falsità di comportamenti, cerca di nascondere, di velare, di deviare. La scelta dei motivi iconografici prediletti da Desiato ricade infatti nell’universo popolare e nell’immaginario erotico, religioso, politico e artistico. Un universo popolato da un apparato di feticci, altari, immagini devozionali, in cui il mito della giovinezza sembra voler erigere un proprio culto: tutta la religiosità ed i riti connessi al corpo della donna, invocato dall’artista sacerdote e trasformato in immagini para- cultuali sospese nell’oscenità della vivida celebrazione. Opere costruite in composizioni disinibite e senza nessun apparente controllo razionale, in cui il corpo femminile della modella è recuperato dalla pittura accademica per assurgere nella sua sacralità erotica ed iconica, o l’oggetto banale trasfigurato dall’intervento immaginifico dell’artista. La maggior parte delle opere storiche di Desiato sono andate distrutte, o utilizzate come materiale primario per la costruzione di nuovi lavori. Imprescindibile è, pertanto, la documentazione fotografica delle performance e degli happening che l’artista ha fotografato negli anni, esaltandone, di volta in volta, la valenza documentaria, onirica, ironica, oscena o dissacratoria. Più recentemente in occasione di Manifesta 7 (Trento, 2008) gli è stata dedicata la prima grande retrospettiva.
Desiato's work immediately catches the eye because it does not focus on narrative fidelity, but on the miscellaneous and on the sneer, in other words, on the union of a popular creativity with a cultured one, and on that spurning pernacchia of which De Filippo in L'Oro Di Napoli gave us a beautiful testimony. His work is a transgressive activity, connected to the social problems of Neapolitan culture. From 1955 to 1958 he paints erotic figures, expressionist landscapes, still lifes, at the same time he acts in front of these works. In 1960 he becomes teacher of realistic drawing at the Art Institute in L'Aquila; here he continues to paint, draw, photograph, wrap and design the "useless monuments". In 1963 he was transferred to the Art Institute of Sorrento, and here, may be because of the different kind of light or other climatic, existential or coloristic factors, he starts wrapping not the usual objects, but the children of the Marina Grande of Sorrento, a poor village of fishermen. Thus he rediscovers the colors of tradition in the painted hulls of fishing boats, in the poor clothes of Resina, in the processions, in the comings and goings of cosmopolitan and well-dressed people. Always keeping in mind the recovery of poor materials, he creates puppets used as living characters. In 1964, immediately after the news of Kennedy's death, he performed a large composition, interpreting the cultural, political and civil void that followed. It follows a period during which he recovers some writings and puts them on living bodies and inanimate images, and in 1966 he creates a series of manipulated photocopies of his own body. In 1970, in Spain, he masked people in the streets of Barcelona with some cardboard faces, representing death and guards. From '70 to '74 continues to film, photograph, design, discard, wrap, design his “useless monuments”, dodging gallerists, critics, collectors, merchants. Desiato's life has always been a fleeing story, a rebellious and riotous existence that gives nothing to the moralistic aspect but not even to the corruptive one. Furthermore, it is important to note that during all those years, alongside the actions (street, studio and gallery), even if in a minor tone, he continued the production of drawings and sketches, an activity that will return predominantly after 1978, with the re-appropriation of painting after the Body Art. Italian pioneer of the research related to the body and to the action, Desiato infuses in his actions a demystifying tension, visible in the theatricalization of the image. However, Giuseppe Desiato is not only this. In his work, there is one of the themes dear to academic painting: the model as a source of analytical study and inspiring subject, which is here revisited in a plausible key, along the lines of the erotic dream and erotic sign, capable of revealing those repressed instincts that a moralistic society, in its false behavior, tries to hide, to veil, to deviate. The choice of the iconographic motifs preferred by Desiato falls, in fact, in the popular universe and in the erotic, religious, political and artistic imaginary. A universe populated by an apparatus of fetishes, altars, devotional images, in which the myth of youth seems to want to erect its own cult: all the religiosity and rituals connected to the woman's body, invoked by the artist priest and transformed into almost cultural images, suspended in the obscenity of the vivid celebration. Works constructed in uninhibited compositions and without any apparent rational control, in which the female body of the model is recovered from academic painting to rise to its erotic and iconic sanctity, or the banal object transfigured by the artist's imaginative intervention. Most of Desiato's historical works have been destroyed, or used as primary material for the construction of new works. Therefore, the photographic documentation of the performances and happenings that the artist has photographed over the years is essential, enhancing, from time to time, the dreamlike, ironic, obscene or desecrating value. More recently, on the occasion of Manifesta 7 (Trento, 2008) the first major retrospective was dedicated to him.
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